SANREMO, MUSICA E MARKETING
Come le multinazionali stanno occupando le playlist musicali
Sta per prendere il via la settantaduesima edizione del Festival di Sanremo.
Senza dubbio, l’evento musicale italiano più atteso dell’anno.
Un palcoscenico che ha visto esibirsi i più grandi artisti, che ne ha visti nascere tanti altri e che ci ha regalato successi planetari che hanno fatto la storia della nostra musica.
Una cosa è certa: Sanremo è la culla dell’evoluzione musicale.
In questo articolo parliamo proprio di un trend esploso negli ultimi anni.
Vedremo come la musica sia entrata a far parte dei Marketing Plan delle multinazionali.
“Labbra rosso Coca-Cola” ma non solo…
Il product placement nelle canzoni
Quando un brand viene citato o mostrato in un prodotto di intrattenimento, come un film o un brano musicale, non è mai per caso. Dietro c’è una strategia di marketing definita product placement.
Il tormentone estivo “Mille” di Orietta Berti, Fedez e Achille Lauro ne è l’esempio lampante.
Tutti abbiamo canticchiato il jingle “labbra rosso Coca-Cola” senza nemmeno rendercene conto.
Ma questo non è l’unico esempio che vede coinvolta la bevanda più famosa al mondo!
Coca-Cola infatti è protagonista di altri due brani rilasciati nell’ultimo anno: “Movimento lento” di Annalisa e Federico Rossi e “Cinema” di Samuel e Francesca Michelin.
Per trovarne altri basta tornare all’estate 2020 quando cantavamo “ti ho in testa come Pantene”, ritornello del brano “Non mi basta più” di Baby K con la partecipazione di Chiara Ferragni.
Non solo product placement
Nell’ultimo anno abbiamo assistito ad un altro fenomeno nel quale le multinazionali sono diventate vere e proprie produttrici musicali.
E’ il caso di “Nuove Strade” che vede come protagonisti 4 artisti emergenti come Gaia, Madame, Rkomi e Ernia.
A stupire è proprio chi ha curato il lancio del brano sulle varie piattaforme;
se solitamente è un’etichetta discografica o un artista a farlo, in questo caso, invece, è la nota società produttrice di caffè tostato e macchine da caffè Lavazza.
Non è però l’unico esempio che abbiamo: l’azienda di bevande energetiche Red Bull si è spinta ancora più in là e ha prodotto un intero album. L’ultima uscita della serie 64 Bars unisce Marracash, Guè Pequeno, Carl Brave, Anna, Gemitaiz e tanti altri. Il marchio viene citato spesso nei testi dei singoli e le grafiche che fanno da sfondo ai video sono firmate proprio da Red Bull.
Quali sono i vantaggi di inserire un brand in una canzone?
Il principale vantaggio è rappresentato dal fatto che il nome del brand viene ripetuto più volte nel testo del brano, posizionando implicitamente quel prodotto nella mente dell’ascoltatore.
Immaginiamo di essere in spiaggia ed ascoltare diverse volte i brani sopracitati che nominano la Coca-Cola. Sentirli nominare ci fa pensare alla bevanda fresca e dissetante e ci spinge inconsciamente a comprarla.
Ma come si è arrivati alla musica prodotta dalle aziende?
E’ stata posta questa domanda a Gianni Sibilla, direttore del Master in Comunicazione Musicale dell’università Cattolica di Milano, che risponde: “Queste operazioni sono forme di branded content che in altri settori – penso alla televisione – si fanno da tempo. Però la musica è un campo complesso, dove la sponsorizzazione diretta e il semplice ruolo del testimonial è problematico e rischia di essere percepito come troppo artificioso sia per l’azienda sia per l’artista. L’associazione esplicita di un artista a un brand o a un prodotto commerciale può essere un problema per la fanbase e per la percezione della credibilità dell’artista stesso. Ci sono ancora generi e casi in cui un cantante può venire accusato di “essersi svenduto”.”
Che ci piaccia o meno, si tratta di un fenomeno di cui sentiremo parlare sempre più spesso.
I cantanti sono tra i personaggi più amati dal pubblico e queste collaborazioni sembrano portare buoni risultati, in quanto rendono la pubblicità non invasiva ma piacevole.
Conosci altri esempi di product placement nella musica? Scrivilo nei commenti!